Il nostro percorso attraverso il mondo delle scuole calcio
continua e nella puntata di oggi fa tappa nuovamente in provincia di Varese,
presso l’ASD Uboldese Calcio. Ci inoltriamo ora all’interno dei suoi ambienti giovanili
grazie al contributo di un ragazzo preparato e competente, già noto ai nostri
microfoni, Stefano Truzzi.
Il suo iter da allenatore inizia nell’annata 2014/2015,
quando la società lo incarica di allenare la categoria degli Esordienti Misti
(classi 2002, 2003, 2004), con la quale inizia a fare esperienza e a mettere in
pratica i primi allenamenti. Successivamente nella passata stagione viene posto
alla guida dei Pulcini 2007, diventando a tutti gli effetti mister della scuola
calcio rossonera.
Sin dall’inizio la sua filosofia personale è stata:
<<Sapere, saper fare e saper far fare>> cercando in tal modo di
raggiungere al meglio i suoi obiettivi, ricercando una crescita costante dei
suoi bambini sia da un punto di vista tecnico che da quello comportamentale. In
tal senso <<Noi cerchiamo di far crescere i ragazzi da un punto
di vista comportamentale, abituandoli a tenere il giusto atteggiamento e
responsabilizzandoli anche nelle cose più piccole>>. Dunque gli obiettivi sono chiari: per prima
cosa il gruppo, per seconda il comportamento, per terza il divertimento e per
ultima, ma non ultima, l’aspetto tecnico-atletico che rappresenta il fulcro del
lavoro quotidiano di ogni allenamento.
Secondo il mister varesino, dunque, per i suoi bambini la cosa più
importante è l’integrazione all’interno dello spogliatoio, componente che lui
ritiene fondamentale nella crescita caratteriale di ogni singolo ragazzo.
Mentre per lui e il suo staff l’aspetto più importante da raggiungere è
<<riuscire a coinvolgere i bambini in tutto quello che si fa, entrando in
sintonia con il gruppo e diventando parte di esso, in modo da essere seguito,
ascoltato e soprattutto capito>>.
Riguardo all’organizzazione dei suoi allenamenti ha
dichiarato che il suo lavoro si basa principalmente sulle direttive che la
Federcalcio consiglia ad ogni giovane allenatore e sulle proprie competenze
personali derivanti dai suoi studi in Scienze Motorie e dalle sue esperienze di
calciatore. Non a caso <<la FIGC consiglia di svolgere verifiche di ciò
che si è appreso alla termine di ogni ciclo di allenamenti per tenere sempre
monitorati i ragazzi e per avere sempre un quadro generale sull’efficacia e sui
risultati del proprio lavoro. Diversamente si rischia non raggiungere alcun
tipo di risultato e senza una giusta propedeutica nella modalità degli esercizi
si rischia di far male ai piccoli>>.
In tutto questo la società è sempre presente e molto vicina
all’equìpe degli allenatori e al gruppo dei bambini, dimostrando grande
attenzione e interesse per il suo settore giovanile sul quale ha puntato molto
di recente, investendo considerevoli somme di denaro. La realizzazione del
nuovissimo campo sintetico a 11 e una molteplicità di altre strutture tecniche
in e outdoor permette a tutte le squadre di potersi allenare nel modo più
proficuo e lineare possibile. In definitiva ci troviamo davanti ad una società
con un settore giovanile in espansione che non esclude la possibilità di poter
veder nascere tra qualche anno anche una sezione femminile, viste le recenti
iscrizioni in aumento da parte di piccole bambine per la categoria Pulcini.
Infine Stefano ci ha raccontato le sue prime impressioni
legate a questo nuovo ruolo che ha intrapreso da ormai due anni. A proposito
del primo anno ha detto: <<Sono stato catapultato in questa nuova
avventura e non è stato facile. Però già dall’anno successivo ho avuto
sensazioni diverse, riuscendo ad avere sempre di più la situazione in pugno e a
lavorare in modo più lineare conducendo gli allenamenti con le mie idee e con
le mie direttive. Ho lavorato molto sulla coordinazione, sul gruppo e dopo un
anno con questi ragazzi penso ritenermi in parte molto soddisfatto avendo
raggiunto gran parte dei miei obiettivi>>. Ci ha parlato anche del ruolo
che ricopre, che ha definito né troppo facile né troppo difficile ma
estremamente delicato. Occorre molta pazienza, costanza e determinazione e solo
attraverso queste componenti si può arrivare ad ottenere ottimi risultati e
buone soddisfazioni. In conclusione ha spiegato le motivazioni che lo hanno
spinto ad intraprendere questo ruolo: <<Ho scelto la scuola calcio
perché, secondo me, per diventare un buon allenatore bisogna fare esperienza
partendo dal basso, in particolare dai bambini. Ti insegnano e ti mettono alla
prova ogni giorno con problematiche di ogni tipo che non avrei mai pensato di
incontrare in questo sport. Quando vedo però i risultati, dopo mesi di lavoro,
mi riempio di gioia e vengo ripagato di tutti gli sforzi fatti>>.
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