martedì 23 agosto 2016

Tre domande a... Dante Gozzi

Coraggio, forza di volontà e voglia di fare sono gli imperativi che hanno sempre contraddistinto il centrocampista classe '95, recentemente trasferitosi al  neopromosso Ganaceto F.C. .

Dopo la difficile esperienza al Gorzano, caratterizzata da una forte instabilità societaria e uno spogliatoio poco unito, Dante decide di accettare l'offerta dei dirigenti della bassa nella speranza di rilanciarsi e di poter ritornare a giocare ai livelli di Colombaro. 
Infatti il giovane centrocampista ha sempre dimostrato di avere tutte le carte in regola per militare anche in campionati superiori alla Prima Categoria grazie alla sua tecnica e ad un'invidiabile visione di gioco. Dopo aver partecipato per ben 2 stagioni consecutive al campionato di Promozione, rispettivamente con le casacche di Colombaro e Real Modena, adesso si prospetta davanti a lui un'esperienza completamente nuova e ricca di interessantissime sfide, come testimoniato dal suo nuovo presidente, che al suo arrivo ha dichiarato: <<Noi volgiamo essere la sorpresa del campionato>> ribadendo ulteriormente l'obiettivo centrale per la prossima stagione. 
Le sue aspettative sono poche e semplici: un buon gruppo e un progetto solido alla spalle. Niente di più in linea con le direttive della sua nuova società che sicuramente cercherà di portare avanti un campionato di vertice. 

E' tutto pronto dunque per la prossima stagione, Dante cercherà di sfruttare al meglio questa opportunità per ritrovare il tanto desiderato ridimensionamento sportivo, che dopo due stagioni opache spera finalmente di aver trovato. Ganaceto è un ambiente tranquillo, ricco di spunti e sulle ali dell'entusiasmo, forse un'occasione migliore non poteva capitargli.



Come commenti il tuo trasferimento al Ganaceto?

"Dopo l'esperienza di Gorzano, dove non avevo trovato un ambiente adatto al tipo di campionato che volevo condurre, ora spero di rilanciarmi e di ridimensionarmi per tornare a togliermi soddisfazioni importanti."

Rispetto al recente passato credi di trovare più continuità?

"Sicuramente ho scelto Ganaceto anche per questo, non ho intenzione di giocare contando solo sull'obbligo di almeno un '95 in campo, ma ho intenzione di guadagnarmi settimana dopo settimana un posto da titolare indipendentemente dalla mia età anagrafica."

Cosa ti aspetti dalla prossima stagione?

"Mi aspetto un campionato diverso da tutti gli altri che ho condotto. L'obiettivo centrale non sarà la salvezza, quindi mi aspetto una stagione dove lotteremo per i primi posti cercando di conquistare le zone più nobili della classifica."





























venerdì 12 agosto 2016

A piccoli calci, 6^ puntata


Trasmettere la propria visione del calcio è molto difficile. Lo sanno i grandi allenatori così come i piccoli delle realtà dilettantistiche di tutto il paese. Lo sa bene anche Riccardo Da Pos, che oggi ci accompagna alla scoperta della scuola calcio (Pulcini 2007) dell’ASD Morazzone, in provincia di Varese.


<<Autonomia di pensiero, miglioramento della tecnica e rispetto delle regole, dei compagni e degli avversari>> Questi sono gli obbiettivi di una società che si radica nel varesotto agli inizi degli anni ’80 come Real Varese. Nel 1984 la società si sposta a Morazzone, diventando definitivamente quella che oggi noi conosciamo come ASD Morazzone. La passione e la grinta dei componenti della società portano allo sviluppo di un settore giovanile che oggi conta ben 11 categorie che vanno dai 6 anni fino ai 17. La carriera di Riccardo inizia con i Pulcini 2007, dove si trova immediatamente a dover fare i conti con le difficoltà del mestiere: << il nostro lavoro è sicuramente più difficile di altri. Bisogna tenere conto di alcune questioni legate all’età dei bambini, al loro rapporto coi genitori e alle loro fasi sensibili di apprendimento che non sono mai da sottovalutare>>. Una crescita quindi non solo calcistica ma anche umana, che deve aiutare i bambini a formare dentro di sé prima la persona e poi il giocatore. <<Per questo motivo servono sostegni forti, dalla società verso di noi, ma soprattutto dai genitori verso i bambini. Molte volte proprio loro sono troppo pressanti e negativi coi bambini stessi>>.

ASD Morazzone che nonostante l’impegno profuso in così tante categorie non fa mai mancare il proprio apporto: << Con la società i rapporti sono buoni, ed io personalmente nel lavoro sul campo mi trovo alla grandissima>>. Inoltre la società a partire dal 2014 ha iniziato una serie di lavori di riqualificazione dei campi al “Morazzello” che permette ad atleti ed allenatori di avere a disposizione due campi da allenamento e riprese video dei campi stessi per la revisione tattica delle sedute. Tutto questo permette a Riccardo di concentrarsi sul lavoro attorno a concetti calcistici basilari come spazio, tempo, tecnica di base e coordinazione.



Prima di lasciarci abbiamo voluto chiedere a Riccardo perché ha scelto una scuola calcio, evidentemente più impegnativa rispetto ad altre panchine: << Mi piace lavorare coi bambini, mi piace mettere basi solide per il loro futuro e indirizzarli a valori come il rispetto, la dedizione, l’impegno, il divertimento e la passione verso il gioco più bello del mondo. Nient’altro>>

martedì 9 agosto 2016

Tre domande a... Ennio Bulgarelli

Tanta passione, voglia di allenare e un' invidiabile preparazione calcistica, il calcio giovanile è stato fin da subito una sua priorità, anche se non nega il desiderio di arrivare ad allenare in prima squadra. Ai nostri microfoni ha detto: <<ho sempre avuto la passione per Allenare, la mia prima esperienza è stata alla San Faustino Rosselli di Modena nel 2009-2010 con i Pulcini>>. 

Progressivamente all'aumentare della sua esperienza e delle sue capacità di allenatore ha avuto l'onere di allenare categorie sempre maggiori, arrivando a guidare i "Giovanissimi" e gli "Allievi". E' proprio nei tre anni alla Solierese che sono arrivate le soddisfazione più grandi, <<2 tornei vinti, in particolare quello a Rubiera con i 2001, e il 4 posto in classifica con gli Allievi>>. 
La sua idea di calcio prendeva sempre più forma soprattutto grazie agli incontri ed alle esperienze con Pep Guardiola, Carletto Ancelotti ed Emery, riuscendo a studiare a fondo l'ideale che guida il calcio moderno e a far prendere definitivamente un'anima e un corpo ai suoi schemi e alla sua visione di gioco. 
Altro fondamentale tassello nella sua formazione sportiva e calcistica è sicuramente il rapporto di amicizia con la società toscana dell'Empoli Calcio, che da tempo ha intrapreso un ottimo rapporto di amicizia con l'ASD Solierese aprendo i propri settori giovanili e consentendo a società minori di poter apprendere novità e migliorie sempre all'avanguardia.
Alla luce di questi sviluppi nella sua carriera da mister, ha deciso di lasciare la Solierese per cogliere altre opportunità e per perseguire i suoi obiettivi. <<A Soliera ci sono persone in gamba, molto serie che hanno una grande dedizione e passione per il Calcio. A volte anche se non si lavora più insieme non significa che non ci sia stima reciproca. Magari un giorno tornerò, quando sto bene in un posto non escludo di tornarci in futuro>>, queste le sue parole a dimostrazione di quanto sia stata fondamentale questa società per la sua crescita sportiva e calcistica, nonostante il suo futuro molto probabilmente sarà lontano dai suoi campi.

<<In futuro spero di allenare una prima squadra perché ho una grande passione per il calcio e sto aspettando la mia occasione. Nel frattempo ne approfitto e vado in Spagna, tenersi aggiornati è la base per stare al passo con i tempi>>, ai nostri microfoni ha fatto questa indiscrezione dichiarando di voler trasferirsi temporaneamente in Spagna, precisamente nella città di Barcellona, per prendere parte a Camp estivi e iniziative giovanili in cui poter continuare e migliorare la sua preparazione sportiva.



Cosa significa per lei allenare nelle giovanili?

"Allenare le giovanili per me ha un grande significato perché è il momento dove si può insegnare ai ragazzi non solo a giocare a calcio, ma anche ad avere un certo tipo di comportamento."

Un'esperienza come il torneo Rebecchi cosa può significare per lei e i suoi ragazzi?

"Il Torneo Rebecchi credo che sia un momento molto importante per la crescita dei ragazzi. Potersi confrontare con realtà d'élite del calcio italiano è un'esperienza molto utile."

Quali obiettivi cerca di perseguire da allenatore?

"Come allenatore ho studiato l'Europa, compresa l'Italia, per cimentarmi in questo ruolo. Le esperienze fatte con Guardiola, Ancelotti e Emery mi hanno portato a una mia conclusione e idea di calcio: Il gruppo prima del singolo, il gioco di squadra, la costruzione del gioco dal basso, metodologia attraverso esercizi situazionali con giochi di collaborazione e  infine viene lo schema tattico adattandosi alle caratteristiche dei giocatori a disposizione, anche se come allenatore prediligo il 4-3-3."

domenica 7 agosto 2016

Calcio coi tacchi, 2^ puntata


CALCIO COI TACCHI: VALENTINA BERGAMASCHI

Di Stefano Bianchi- Ci sono persone che nascono con la voglia di vincere. Provano a dire a loro stessi: “Dai, con calma, gioca con gli altri e divertiti”, ma non ci riescono. Vogliono vincere, sempre e comunque, far vedere che son disposti a faticare il doppio degli altri per ottenere il risultato che vogliono. Sono predestinati.



Valentina Bergamaschi, classe 1997, è proprio così, sin dall’inizio all’FC Caravate, piccola società del varesotto che la accoglie quando ha solo 9 anni e che fa quello che può: non ha una sezione femminile, perciò la aggrega alla squadra maschile. Ma il posto gli va stretto: Valentina ha talento, tanto, e va valorizzato nelle sue categorie. Per questo nel 2011 passa all’Alto Verbano, società femminile di calcio dell’alto varesotto. Non una piazza importantissima, ma che comunque serve a Valentina per farsi le ossa e mettere in mostra ciò che sa fare. Da lì, la convocazione nella rappresentativa lombarda femminile al torneo di Chianciano del 2011 sembra quasi un passo obbligato. La rappresentativa lombarda arriva in finale, ed è proprio lì che scoppia la bomba Bergamaschi. Al 16’ dell’ultima frazione di gioco, parte in solitaria sulla destra e segna. Vince la Lombardia, Valentina viene notata e conseguentemente convocata ad uno stage nazionale a Coverciano, in previsione degli Europei femminili del 2014.
Agli Europei del 2014 andrà eccome, conquistando con le compagne il terzo posto. Da lì poi in Costa Rica, per giocarsi il titolo mondiale di categoria.



L’Alto Verbano indubbiamente ormai è troppo stretto, a fine Europei Valentina passa al Rapid Lugano, successivamente diventato Lugano 1976, dove conquista alla sua prima stagione la promozione nella massima serie femminile svizzera.

Ma la voglia di vincere di Valentina è insaziabile. Pochi mesi fa passa al FC Neunkirch, classificatasi seconda l’anno scorso e con molta voglia di rivalsa quest’anno.

 

Cosa significa per una ragazza giocare a calcio?

Significa esattamente lo stesso che per un ragazzo, niente di più né di meno.

 Credi che il calcio femminile italiano stia crescendo?  Cosa manca o cosa è meglio rispetto ad altri paesi?

Sinceramente non lo so. In teoria dovrebbe essere così ma i fatti parlano chiaro, il calcio femminile è troppo poco considerato ancora in Italia. C’è una mentalità ancora troppo legata all’idea che a calcio possano giocarci solo i ragazzi, così a calcio come in molti altri sport. All’estero la mentalità è diversa, per questo molte atlete cercano fortuna altrove piuttosto che in Italia.



Qual è stata l’esperienza calcistica (allenatore, squadra..) che maggiormente ti ha fatto maturare?

A mio parere calcisticamente ogni esperienza ti fa crescere, sicuramente tra quelle che di più hanno contribuito alla mia formazione c’è il mondiale in Costa Rica e quello che sto vivendo ora, lontana da casa.



Cosa ti aspetti dal tuo prossimo futuro, in Nazionale e nel Neunkirch?

In Nazionale per ora non lo so, spero un giorno di poter vestire la divisa della nazionale maggiore e raggiungere traguardi importanti. Futuro Neunkirch: vincere tutto quello che è possibile. La vittoria del campionato ci permetterebbe di accedere alla Champions League, ma naturalmente dobbiamo considerare che quest’anno abbiamo anche la Coppa di Svizzera da vincere… Vedremo!



Quale elemento contraddistingue secondo te il calcio femminile?

La passione e il sacrificio, perché molte ragazze non vengono pagate molto, perciò sono costrette a lavorare di giorno ed allenarsi di sera per continuare a giocare.