martedì 7 giugno 2016

Tre domande a... Andrea Rubiolo

Alla domanda "Cosa ti ha colpito così tanto del calcio femminile da entrare in questo mondo a 360 gradi?" la risposta è stata pronta e decisa: << La spontaneità delle ragazze in primis e la passione che ci mettono senza neanche pensare ad un eventuale rimborso. Lavorando nel mondo del calcio come giornalista ho sentito e visto cose pazzesche anche nelle categorie più infime, vedere che c'è anche un rovescio della medaglia pulito mi ha veramente entusiasmato.>>  a testimonianza di come il calcio femminile abbia tanto da insegnare alla compagine maschile. Le motivazioni che dunque hanno spinto Andrea ad intraprendere questo percorso sono più che legittime e sostenute da quella passione verso uno sport che in pochi hanno. 
La sua avventura alla Musiello Saluzzo inizia quando ancora militava nella squadra maschile. Un giorno a causa della assenza di un dirigente << mi hanno chiesto di accompagnare la squadra femminile in trasferta in Val Susa. Ho subito capito che era una disciplina più genuina di quella maschile ed ho deciso di seguire sempre di più la squadra fino diventare Direttore Sportivo>>.  In pochi anni la squadra piemontese, sotto l'attenta guida di Andrea, è arrivata a militare nel campionato nazionale di Serie B, crescendo sotto molti punti di vista e ottenendo risultati ben migliori della squadra di sesso opposto. A dimostrazione di come questo gruppo stia facendo grandi cose, rimangono gli ottimi piazzamenti delle ultime due stagioni, che hanno visto la Musiello Saluzzo entrare nel podio della categoria classificandosi al terzo posto. Come dichiarato dall'ormai ex-DS, il segreto di questa squadra è stato il fatto che << siamo riusciti insieme a non fare gruppetti ma a creare un unico solido gruppo>> formando una formazione sempre più coesa e competitiva, che solo da pochi anni ha preso parte ha campionati nazionali.
Nonostante i grandi successi e un futuro davvero promettente, Rubiolo al termine di questa stagione sportiva ha deciso di lasciare la squadra. Le ragioni chiaramente sono tante, tuttavia ha deciso di spiegarci brevemente le motivazioni principali che hanno portato al suo addio: <<Nove anni sono lunghi ed anche le ragazze avevano bisogno di un'altra persona di riferimento. Ho frequentato un Master a 'Il Sole 24 Ore' in Sport Business Management che mi ha messo in contatto con altre realtà, nelle quali spero di poter crescere ulteriormente come dirigente e professionista. Ringrazio la società per l'opportunità che mi è stata data, le ragazze che mi hanno sopportato e che mi hanno regalato negli ultimi tre anni delle gioie immense ed i miei due mister Roberto Panigari e Patrick Geninatti Chiolero che mi hanno seguito in quest'avventura, fidandosi ciecamente di ciò che dicevo loro. L'ultima trasferta è stata emozionante, molte lacrime ed una serie infinita di abbracci sia con le ragazze che con i genitori: queste sono dimostrazioni d'affetto che ti restano dentro e ti ripagano di tutti gli sforzi fatti>>. 
Questo dimostra come anche il calcio femminile sia una sfida da non sottovalutare, dove si va in contro a grandi ostacoli e a grandi difficoltà, che però si possono superare con la passione e il cuore di tutti. A livello personale Andrea ci ha raccontato quanto sia stato difficile il suo compito, anche in una squadra femminile, dimostrando come sia stato complicato formare il gruppo vincente e all'altezza della categoria, di cui si parlava sopra. 
Adesso non mi resta che dare spazio alle sue dichiarazioni e ad auguragli il meglio per sè e per tutto il calcio femminile.


Cosa significa essere il direttore sportivo di una squadra femminile?

"Significa molte cose. All'inizio devi convivere con la pressione di essere sempre sotto gli occhi attenti delle donne. Occorre pesare ogni singola parola perchè con un uomo al massimo ti scazzotti, con una donna sei fregato perchè ti porterà rancore per tutta la vita. Ho avuto da discutere con molte ragazze che non accettavano i 'paletti' messi da me e dalla società: sono partite tutte e non le ho mai trattenute. L'ambiente dello spogliatoio dev'essere limpido per poter costruire qualcosa di importante e noi, nel nostro piccolo, siamo riusciti a non fare gruppetti ma un unico solido gruppo."

La Musiello Saluzzo può essere un modello per tutto il calcio femminile italiano?

"Un modello non saprei, certamente ci siamo dati da fare e credo che i risultati lo dimostrino. Non posso e non voglio paragonarmi a realtà come Brescia, Verona, Mozzanica e al settore giovanile della Res Roma. Di una cosa, però, sono molto orgoglioso: nella scelta delle giocatrici ho sempre guardato prima il lato umano. Le prime donne per me possono starsene a casa loro, tutti uniti verso l'unico obiettivo, come una famiglia perchè il gruppo fa la differenza."

Rispetto al resto d'europa pensi che il calcio femminile stia crescendo in Italia?

"Lentamente ma credo di si. L'Italia dovrà sicuramente fare qualcosa per questa disciplina anche e soprattutto per volontà della FIFA e dell'UEFA. Dei piccoli movimenti ci sono già stati, ma non bastano. Manca il professionismo per questo sport che ritengo possa aiutare a crescere più del denaro."

Nessun commento:

Posta un commento