La sua forza? Sicuramente la passione e il divertimento che mette in questo sport e che pratica da quando è un bambino. Ma adesso spazio alle sue parole, che ho avuto il piacere di ascoltare e riportare qui di seguito e che ci svelano un po' più da vicino la quotidianità e gli obiettivi di un giovane calciatore dilettante.
Come ti sei trovato in questa categoria e perché hai lasciato la Folgore Rubiera?
"Io cinque anni fa ero in Juniores a Rubiera, ho fatto bene nel campionato giovanile e la stagione successiva fui preso in prima squadra, con anche un pizzico di fortuna perché da regolamento era obbligatorio almeno un giovane del '95. Così ho iniziato a militare in Eccellenza, grazie anche ad un mister che mi seguiva e che mi ha dato fiducia tutta la stagione, facendomi giocare sempre. A fine anno ci salvammo e io terminai la mia prima esperienza al di fuori delle giovanili. Questa categoria è un mondo totalmente diverso rispetto ai campionati giovanili, perché trovi degli spogliatoi, nei quali incontri giocatori esperti che del calcio hanno fatto il loro lavoro. Al risultato viene dato un peso specifico molto più alto e non tanto a come lo hai ottenuto. Infine devi sempre stare sul pezzo ed essere pronto a rispondere delle tue responsabilità. Insomma L'impatto è duro ma poi diventa molto bello, specialmente quando cominci a conoscere ben lo spogliatoio e la categoria, prendendo a volte anche qualche "mazzata".
Andai via da Rubiera l'inverno scorso a dicembre perché non avevo molto spazio, non sentivo la fiducia del mister e non avevo più gli stimoli giusti per rimanere lì. Di conseguenza quando mi arrivò la chiamata del DS del Cittadella, colsi l'occasione di calarmi in un campionato di vertice, ma in Promozione. Inoltre decisi di lasciare la Folgore perché avevo voglia di nuovi obiettivi che non significassero solo la salvezza e nel Cittadella trovai una delle due realtà dilettantistiche più belle della città di Modena."
In Questo campionato vi trovate in acque poco tranquille, secondo te riuscirete a salvarvi?
"Io ci credo, anche se sarà dura. Siamo una squadra molto giovane con pochi giocatori d'esperienza, un budget limitato e l'inesperienza di una società che non aveva mai fatto l'Eccellenza. Certamente ci mancano quei giocatori in grado di toccare i tasti giusti in determinati momenti dentro e fuori dallo spogliatoio. La squadra ha ottime potenzialità e ha tutte le carte in regola per salvarsi, non resta che crederci fino alla fine."
Riguardo al futuro pensi di poter giocare anche in categorie superiori?
"Sinceramente non lo so, a me il calcio piace quando rimane uno sfogo serale a fine giornata, quando vivi il gruppo e la partita della domenica. Se dovesse diventare quasi il mio lavoro forse comincerebbe a pesarmi. Al momento ho altre priorità come lo studio e non voglio vivere solamente in funzione di questo sport, chiaramente se avessi altre priorità forse ci penserei più attentamente, mi sento già molto onorato a poter giocare a questi livelli in modo continuativo. Il calcio regala "emozioni uniche", che spesso influenzano l'umore di una giornata o di una settimana, e finché mi divertirò continuerò a giocare, qualora non dovessi più essere sereno e non dovessi più fare volentieri gli allenamenti allora significherà che non avrò più voglia e smetterò. Per il momento sto bene e non mi pongo grossi obiettivi, mi piace molto l'ambiente dei dilettanti, anche se spesso viene sottovalutato."
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